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Mostra di Andrè presso Cafè Letterario di Foggia - maggio 2011
Note critiche
TRAMONTO I (80 cm x 60 cm)
Un caotico battesimo di luce e colore si profila sulla tela. L'alfa e l'omega s'adagiano incontrastate lungo il succedersi delle linee temporali proprio nel punto in cui l'immemore geografia delle tonalità più accese va a stemperarsi nei placidi lidi azzurri, costruendo, istintivamente, sottili campiture, quasi a mostrare oasi di bellezza malinconicamente solitarie. Quadro apocalittico nell'intenzione, restituisce al mito dell'origine una prospettiva straniante; gli elementi tracciano esaltanti cosmogonie seguendo l'ispirato gioco dello scarto, dell'aggiunta, della scelta e del rifiuto, ciò non perché il cosmo venga a dimostrarsi disordinato in opposizione al parto etimologico che lo connota ma giacché l'eccesso disordinato dei movimenti ,paradossalmente, pone una domanda di senso ordinata proprio sull'essere dell'origine , a dispetto di stocastiche passioni e tumultuose opinioni. In tal modo, luminosamente presente, emerge la natura primordiale dello spazio che, nutrendosi malignamente degli ultimi resti di Cronos,riattulizza l'antica lotta e di materia in materia, avanza ,trionfante, nell'universo in espansione.
L'ALBERO DELLA VITA(INVERNO) (60 cm x 80 cm)
Un labirintico abbraccio dispiega vorticosamente il mondo. È l'evidente tentativo di afferrare il senso estremo delle cose, slancio pericolosissimo eppur fluido, ondivago e atemporale, esercizio straniante nella sua solitudine marina. Tra cielo ed acqua il vero non resta consegnato ad una vita psichica immobile ma con coraggiosi assalti viene tesaurizzato nell'impasto dei colori, nella lotta primigenia fra spazio e tempo. L'impianto apparentemente lineare, con unico personaggio e peculiare linea narrativa, acquista il suo incanto d'invenzione fantastica come da una sua sorgente interna, presenza trascendentale e attualità vivente dello spirito e della memoria. Opera tacitamente intuitiva, supera la discontinuità dell'umana coscienza, fragilmente inquieta. E' teoria generale della differenza, intima relazione degli opposti, luogo di fusione e avvento di un'alterità radicale che si tinge di colori messianici.
L'UOMO STORPIATO(IL DOLORE) (70 cm x 100 cm)
Il dolore rappresenta il vantaggio della realtà sulla fantasia. Un volto dimezzato, frammentato non dall'uniformità del colore ma dal ghigno combinato dalla natura a bella posta, sorta di manifestazione protettiva dello spirito d'umana rinuncia. un rilascio silente degli umori, parto condotto a metà lungo il filo sottile della vita privata. È un espressione d'opposizione simile alle probabilità universali che innumerevoli si distendono lungo i bordi del fato. La luce autunnale, il senso asimmetrico dell'invenzione, il teschio ravvisabile nel volto presente, la microscopica deviazione che dal setto nasale giunge sino al principio insoddisfatto delle labbra, la deliberata irregolarità dell'insieme, gli occhi che neppure l'arbitrarietà gratuita della sofferenza è riuscita a spegnere, fanno dell'opera audace domanda al fugace fastidio di una vuota limitazione laddove il rigorismo tecnico lascia spazio a un'angoscia metafisicamente connotata da un determinante simbolismo e da un onirico gioco dagli infiniti rimandi. Costrutto dell'attesa e dell'interrogazione, sapiente indagine delle ragioni, metodico confine tra ineludibili barriere, tale volto è organismo sul punto di diventare quesito e nella mutilata certezza di non esser ancora domanda.
Dott. Mario Santangelo (critico d’arte)
(Mostra al “Cafè letterario” di Foggia – Maggio 2011)
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